Il nome "Taggiasca" è molto più di una semplice denominazione. Rappresenta una ricca eredità culturale e agricola, un simbolo di tradizione e innovazione che ha attraversato i secoli. Ogni oliva raccolta racconta una storia di terra, di passione e di identità, unendo passato e presente in un gusto unico e inconfondibile.
Le Radici del Nome Taggiasca
La storia della denominazione di questa pregiata varietà di oliva è affascinante quanto la regione da cui proviene. Le prime citazioni oscillano tra "Tagliasca" e "Taggiasca", con il termine "Tagliasca" che affonda le sue radici nel XVI secolo, riferendosi alla città di Taggia (Taglia) e svelando un legame indissolubile con il territorio ligure.
Il nome Taggiasca deriva dal termine "Taggia," località ligure con una forte vocazione agricola situata vicino alla costa. Il suffisso "-asco" è un suffisso ligure che indica appartenenza. Quindi, "Taggiasca" significa letteralmente di Taggia.
Originariamente, tuttavia, Taggia era detta "Taglia", da cui il nome Tagliasca.
Evoluzione del Nome
Con l'arrivo del XIX secolo, il termine "Taggiasca" emerge come variante dialettale, affiancandosi alla storica dizione "Tagliasca". Da qui inizia un viaggio attraverso diverse regioni e culture, con i contributi di agronomi, storici e ufficiali che hanno arricchito il vocabolario legato a questa oliva. Personaggi come Grimaldi, Gallesio, Picconi, Capponi, Marsucco e il prefetto francese Chabrol hanno utilizzato diverse denominazioni, ognuna con la sua storia e origine.
Tagliasca o Taggiasca
Giorgio Gallesio a Parigi
Durante il suo viaggio a Parigi nel 1811, Giorgio Gallesio adottò il termine "Tagliasca" o "Tagliasche" (plurale) in un contesto internazionale. Questa scelta linguistica dimostra come Gallesio volesse distinguere la Taggiasca da altre varietà, attribuendole un'identità più ampia e riconoscibile. La Taggiasca acquisì diverse denominazioni in base alle regioni italiane: ad esempio, veniva chiamata "Uliva comune" a Pontremoli, "Solciara" o "Filandra" a Massa, "Lavagnina" a Chiavari, e molti altri nomi che variavano da un luogo all'altro.
Picconi e la Variazione Giuggiolina
Nel suo approfondito studio sull'economia olearia del primo Ottocento, Picconi menzionò la Taggiasca come "Giuggiolina" a causa della somiglianza del suo frutto con quello dell'albero del giuggiolo. Altri nomi regionali includevano "Pignola d’Oneglia" e variazioni locali, dimostrando una ricca diversità microgeografica.
Tommasco Marsucco e il Giuggiolino
Marsucco descrisse l'oliva come "Olivo Taggiasco ossia giuggiolino", evidenziando la tradizione di utilizzare il raccolto per il consumo domestico e la varietà di usi dell'oliva.
Girolamo Caruso e l'Olivo Taggiasco: Nel 1883, Caruso presentò l'oliva come "Olivo taggiasco tagliasco o di Taggia", sottolineando la sua coltivazione predominante da Ventimiglia ad Andora. Questa descrizione enfatizzava la fertilità e la vitalità della Taggiasca nella regione ligure.
Carlo Carocci Buzi e la Salamoia di Taggiasca
Negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale, Carocci Buzi si concentrò sulle tecniche di produzione e commercializzazione dell'oliva Taggiasca in salamoia, riconoscendo le sue qualità eccezionali per essere indolcita e la forte tradizione legata al consumo domestico.
L'evoluzione del nome "Taggiasca" attraverso diverse epoche e regioni dimostra la sua importanza non solo nella cultura gastronomica ligure ma anche nel contesto più ampio della biodiversità olivicola italiana. Ogni denominazione riflette una specifica percezione, un uso, o una caratteristica regionale che insieme formano un mosaico che celebra questa varietà unica.
La Taggiasca non è solo un prodotto agricolo, ma un simbolo vivente della ricchezza culturale e storica dell'Italia, un legame tra il passato e il presente che continua a influenzare la gastronomia e la cultura olivicola del paese.
Un nome che racchiude secoli di tradizioni
Il termine "Taggiasca" è un nome che racchiude secoli di tradizioni agricole, scambi culturali e adattamenti linguistici, riflettendo l'unicità di un territorio e la sua gente.
Ogni oliva Taggiasca, dal suo sapore distinto alla sua storia multiforme, è un tributo alla ricchezza dell'eredità ligure, un ponte tra il passato e il presente che continua a ispirare chef, agricoltori e amanti della gastronomia in tutto il mondo.
Questa piccola ma significativa drupa racconta una storia che va ben oltre la sua presenza nei piatti della cucina mediterranea, essendo un simbolo di resilienza, adattabilità e, soprattutto, di un legame ininterrotto con le sue radici.
Fonte: Queste informazioni sono state tratte e adattate da "Storia della Taggiasca", un'opera dettagliata che esplora la storia, la cultura e la terminologia legate alla famosa oliva Taggiasca, autori Roberto De Andreis e Alessandro Giacobbe.
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